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L’eterno amore di Paolo e Francesca (Marche)

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che come vedi, ancor non m’abbandona”

 Così scriveva Dante Alighieri nella Divina Commedia… di chi raccontava?

La storia di Paolo e Francesca riecheggia dopo secoli di distanza tra le mura del Castello di Gradara, raccontando l’amore sfortunato dei due giovani amanti, vittime dell’inganno, del loro tempo, della sorte.

Francesca da Polenta, giovane e nobile fanciulla, aspettava e sperava che suo padre Guido le trovasse un buon marito… Un marito cordiale e gentile che l’avrebbe resa felice. Ma il genitore da parte sua non esitò a concedere la mano della bella figlia a Giovanni Malatesta, detto Giangiotto, che tempo prima l’aveva aiutato a cacciare i suoi nemici. Non era di bell’aspetto, tanto che, pensando che la donna potesse rifiutarlo, i signori di RAVENNA, la terra di Francesca, tramarono un inganno.

Mandarono al castello, Paolo il Bello, fratello di Giangiotto e vedendolo, Francesca accettò di buon grado di sposarlo, non immaginando però, che il matrimonio fosse celebrato per procura, ovvero a nome del fratello.

La ragazza si rassegnò alla sfortunata sorte e triste passava le sue giornate con la suocera e la figlia.

Ma di lì a poco, Paolo iniziò a far visita sempre più spesso alla cognata dispiaciuto per l’inganno che le aveva teso finché qualcuno li vide e corse dal marito a riferire la vicenda.

Egli finse di partire per poi rincasare entrando da un passaggio segreto e sorprendendo i ragazzi abbandonarsi in un bacio mentre leggevano la storia di Ginevra e Lancillotto. Accecato dalla gelosia tirò fuori la spada. Paolo provò a scappare attraverso una botola presente nella camera, ma un chiodo impigliatosi nel suo vestito ne bloccò la fuga. La giovane donna tentò di salvarlo frapponendosi fra lui e il marito, ma quest’ultimo li uccise entrambi con la sua arma affilata.

La storia di questi due ragazzi, esistiti realmente, viene collocata da Dante nel girone dei lussuriosi per il gravissimo peccato da loro commesso, facendoli vagare insieme nell’eterno oblio.

IMMAGINE: “Paolo e Francesca”, Fauerbach, 1864

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