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Ebengardo e Arice, gli sventurati sposi del Castello di Sirmione (Lombardia)

Sul Castello Scaligero di Sirmione, la bella cittadina che si affaccia da una penisola sul Lago di Garda, aleggia una leggenda. Si narra che un tempo, al suo interno vivessero Ebengardo e Arice, una felice coppia di giovani sposi.

Un giorno, durante una forte tempesta, sentirono bussare al portone e aprendo, trovarono un uomo completamente bagnato di pioggia che chiedeva un rifugio per lui e il suo destriero. I due coniugi, vedendolo così in difficoltà, non esitarono ad accoglierlo concedendogli una confortevole stanza destinata agli ospiti. Egli si presentò come Elaberto, marchese di Feltrino, e ringraziò i due ragazzi per le premure. Sembrava un nobile, dal bell’aspetto e dall’animo gentile, ma in realtà la sua rettitudine mutò rapidamente non appena i suoi occhi incontrarono quelli della padrona di casa. Approfittando della notte e della grandezza del maniero, che aveva stanze lontane l’una dall’altra, si introdusse furtivamente nella camera di Arice cercando di sedurla, ma la fanciulla, fedele al suo amato, lo respinse scatenando la sua ira. Ella iniziò ad urlare e a quel punto, lo sgradevole ospite, estrasse un pugnale e colpì la donna. Le grida, allarmarono Ebengardo, che corse dalla moglie e la trovò esanime a terra con il suo aggressore ancora lì presente. Accecato dalla rabbia, lo disarmò e, con lo stesso coltello, colpì a morte l’assassino della sua consorte.

Da quel giorno, in cui tutto il suo futuro era andato in frantumi, Ebengardo si rinchiuse nel castello lasciando consumare il suo corpo e la sua anima dal dolore e dalla disperazione.

C’è chi, ancora oggi, dopo diversi secoli, giura di aver visto qualcuno, con indosso eleganti ma antichi abiti, aggirarsi tra le mura del castello. Si pensa sia l’anima dello sventurato sposo, ancora in pena per la perdita della sua amata Arice.

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