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La leggenda della Grotta dell’Infinito, da nido d’amore a luogo di dolore (Marche)

Nella Badia di San Vittore di Genga, vivevano un tempo due giovani molto innamorati, ma ostacolati dalla loro famiglie. Cercarono in tutti i modi di portare avanti la loro relazione in tranquillità, ma l’odio profondo delle due famiglie, costrinse i ragazzi a una scelta difficile e sofferta: la fuga.

Camminarono a lungo, tra boschi e vegetazione, fino a trovare un rifugio idoneo per ripararsi. Si fermarono in una grotta, sul Monte della Valle, e lì, decisero di sostare e vivere, finché San Vittore non avesse riconciliato le loro famiglie.

Passò del tempo e i due innamorati rimasero nascosti nel loro nido d’amore, ma un giorno accadde qualcosa di inaspettato. Per uno strano sortilegio la fanciulla svenne e al risveglio il suo corpo era mutato in quello di una capra. Sconvolta e terrorizzata dal suo aspetto caprino, fuggì senza fare più ritorno. Il suo amato la cercò disperatamente per tre giorni e tre notti senza risultato e, accecato dall’ira e dal dolore, diede fuoco alla selva che li circondava nel tempo in cui erano felici. Esausto si accasciò, battendo la testa su una pietra e fu colpito anche lui da un sortilegio malvagio che lo trasformò in un masso all’entrata della grotta.

Si dice che da allora, ogni giorno al tramonto, una capra esca dalla grotta, facendo tremare con il suo grido tutta la vallata.

IMMAGINE: “Scena Romantica” E.A. Sein

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