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Origini e curiosità sulla Pastiera Napoletana (Campania)

Prima che, all’arrivo di Ulisse il suo corpo si dissolvesse fino a diventare il Golfo di Napoli, sulle coste della città campana viveva la sirena Partenope. Ogni primavera, era solita emergere dalle acque e cantare per gli abitanti dei paesi costieri e per i marinai che tanto erano stati cordiali con lei accogliendola con amore.

Erano tutti ammaliati dalla sua melodia che, per ringraziarla della soave compagnia e della protezione che offriva alle imbarcazioni in mare, decisero di porgerle dei doni.

Sette fanciulle, con altrettanti omaggi si recavano dove ora sorge Castel dell’Ovo e dove la splendida creatura dimorava. Ogni regalo era un bene importante e rappresentativo: la farina, simbolo di ricchezza, la ricotta che significava abbondanza, uova emblema di fertilità, lo zucchero dolce come il suo suono, spezie profumate, grano che rappresentava la terra e fiori d’arancio tipici della zona.

La sirena felicissima li accoglieva con gran gioia, per poi inabissarsi di nuovo nelle acque e mostrare agli dei del mare la benevolenza del popolo napoletano.

Stupefatte, le divinità pensarono di unire tutti i doni ricevuti in un unico componente dando origine alla prima Pastiera, un dolce squisito, decorato in superficie da sette strisce in diagonale, tre da un lato, quattro dall’altro, che ancora oggi rappresenta la città di Napoli e la generosità dei napoletani. Tutt’oggi viene tradizionalmente preparato in occasione della Pasqua, solitamente il giovedì santo, o sempre in concomitanza con l’arrivo della Primavera che porta con sé colori e profumi anche sulle tavole partenopee.

Ma questa non è l’unica leggenda che si conosce sulla nascita della Pastiera.

Sempre in relazione con il mare, si dice che le mogli di alcuni pescatori usciti in tempesta, pregarono affinché i loro mariti tornassero sani e salvi a casa e così, per placare le onde agitate, si recarono sulla spiaggia portando con loro quello che avevano di più caro e prezioso. Sette doni per i loro sette mariti. D’improvviso il mare si calmò e da lontano le navi giunsero a terra con l’equipaggio incolume e con… una pastiera. Forse i pescatori per sopravvivere avevano creato un pasto con tutto quello che avevano a disposizione sull’imbarcazione. Non si sa, ma molti pensano che questo diede origine al dolce e che oggi venga preparato in segno di ringraziamento.

Pensate che sia finita qui? Niente affatto.

Secondo alcuni la Pastiera ebbe origine addirittura durante le feste pagane in onore dell’arrivo della Primavera, in cui le sacerdotesse di Cerere cucinavano dolci celebrativi, o all’epoca dell’Imperatore Costantino, in cui era solito preparare la notte di Pasqua delle focacce riconducibili all’attuale prodotto campano.

Più recente invece la credenza che ad inventarle furono delle monache del Convento di San Gregorio Armeno, che casualmente era collocato, dove anticamente sorgeva il tempio della dea Cerere. Le suore erano abili pasticcere che, su commissione, durante il periodo di Pasqua sfornavano enormi quantità di dolci per nobili e aristocratici.

Ed è proprio riguardo alla nobiltà che alcuni simpatici aneddoti storici che sono arrivati fino ai giorni nostri. Ricordiamo un simpatico episodio: nel 1837, la sovrana Maria Teresa di Savoia, moglie di re Ferdinando il Borbone, era conosciuta come “la regina che non sorride mai”. Nulla poteva compiacerla e nessuno aveva mai visto un cenno di sorriso dipingersi sul suo volto, finché un giorno, incalzata dal goloso marito, assaggiò una fetta di Pastiera napoletana e finalmente… sorrise. Da questo evento, nacque addirittura un modo di dire tipico campano “mangia una risata”, per esortare di sforzarsi a ridere un po’.

Non solo mito insomma, ma storia, tradizione e religione che ruotano intorno a uno dei dolci simbolo indiscusso della Pasqua e della cucina napoletana.

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