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Notte di San Lorenzo… Notte di Stelle Cadenti… tra storia, cultura, leggenda e… sogni!

Guardare una notte stellata è da sempre una delle cose più romantiche che esistano.

Si volge lo sguardo verso un infinito universo di stelle che brillano come diamanti illuminando, spesso insieme alla luna, il tenebroso e scuro cielo notturno.

Le stelle rappresentano la speranza e sono silenziose ascoltatrici dei pensieri e dei desideri che esprimiamo rivolgendoci al cielo.

Un tempo si pensava fossero custodi del nostro destino e in esse, risiedessero gli spiriti dei cari estinti, i quali, in rare occasioni, tornavano sulla terra sotto forma di meteora e, a chiunque riusciva a seguirne la scia, concedevano la realizzazione di un desiderio impossibile.

Questa credenza è molto viva ancora oggi e, anche se ogni giorno è un buon giorno per osservare il cielo, la notte del 10 agosto ha qualcosa in più.

In questa data infatti, è possibile osservare il passaggio delle Perseidi, uno sciame meteorico, che anima le notti di metà agosto.

L’affascinante evento, avviene in concomitanza con le celebrazioni di San Lorenzo martire e, per i cristiani, le stelle cadenti, simboleggiano le lacrime del santo versate durante il suo supplizio.

San Lorenzo, era un giovane sacerdote spagnolo, trasferitosi a Roma e divenuto arcidiacono per volere di Papa Sisto III. Il suo compito era quello di custodire i tesori ecclesiastici e aiutare i più bisognosi, cosa che fece con grande animo finché, nel 258, l’Imperatore Valeriano diffuse l’ordinanza di imprigionare e giustiziare tutti i diaconi e i vescovi.

Il 6 agosto dello stesso anno, il Pontefice e i suoi religiosi furono decapitati. Tutti, ma non Lorenzo.

Valeriano, gli promise la salvezza se, entro tre giorni, gli avesse consegnato tutti i beni della Chiesa.

Giunto tale giorno, Lorenzo si presentò dall’Imperatore con orfani, vedove e poveri asserendo che loro erano il vero tesoro. Indispettito e adirato, Valeriano si sentì preso in giro e ordinò che la condanna dell’arcidiacono fosse più lunga e dolorosa rispetto a quella dei suoi compagni.

Lo fece torturare e poi bruciare su dei carboni ardenti.

Il Santo, che ora riposa sepolto nella Basilica di San Lorenzo al Verano di Roma, durante il martirio restò sempre con il volto sereno perché aveva dentro di sé un cuore che risplendeva molto più del fuoco.

Era il 10 agosto 258.

Nonostante la sua serenità, il suo voltò si rigò dal pianto e, si pensa, che le stelle che ogni anno cadono la notte del 10 agosto, rappresentino le lacrime del Santo. Le stelle cadenti di questa notte, vengono anche dette “Fuochi di San Lorenzo” in ricordo delle scintille della graticola dove egli venne arso.

Questa credo, lo ritroviamo persino in alcuni versi di Giovanni Pascoli, nella poesia dedicata all’uccisone del padre avvenuta proprio il 10 agosto nel 1867… “San Lorenzo io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo ciel sfavilla…”

Interessante conoscere anche un altro aneddoto legato al martirio del Santo.

Si racconta anche che, durante il supplizio, un soldato romano, addolorato per l’atroce tortura, istintivamente raccolse il sangue che usciva dal corpo del Santo con uno straccio e lo portò ad Amaseno, un piccolo paese in provincia di Frosinone. Tutt’ora, il sangue, è conservato nella Chiesa di Santa Maria Assunta e pare che si sciolga ogni anno in occasione della festività concedendo un miracolo a chi si reca a vederlo.

Bisogna però ricordare che, anticamente, il passaggio delle meteore non era visto in maniera spirituale, positiva o romantica. Nella mitologia orientale, greca e latina, si pensava che le stelle cadenti fossero il pianto delle divinità che si angosciavano per annunciate o avvenute calamità e che, tali fenomeni, alterassero il perfetto equilibrio del cielo, presagendo infausti eventi.

Ad oggi, invece, questa notte rappresenta per tutti i romantici, un momento in cui sognare, sperando, che la fortuna di vedere una meteora e seguirne la scia, sia di buon auspicio per la realizzazione dei propri desideri.

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